Poichè credo che un curriculum possa descrivere solo una piccola parte di un essere umano, racconto qualcos'altro di me con queste poesie e con altri scritti. Le poesie sono selezionate in un arco di tempo molto lungo, per cui alcune sono di una Renata diversa... ma pur sempre parte della mia storia...a chi legge il piacere di individuare le date...
Specchi
Gli specchi sono molti
ora tutti rotti
Non resta che la Luce
per sapere chi sei
Scendi dal palcoscenico, tutto è amore
Occhiello chiama camicia
polsini ricordano manette
gemelli afferrano il principe…
Ed ecco il Re compare
esausto, felice
La sua Luce inonda il palcoscenico
non si scorge più nient’altro
si posa piano e dà forma a ciò che hai nel cuore.
Scendi dal palcoscenico
spalanchi il portone
le quinte si dissolvono
gli attori non sono mai esistiti
Respiri e resti fino a nuove forze
Tutto è in ordine
Tutto è Amore
Neve bianca
Neve bianca, ghiaccio
Notte infinita
l’incantesimo irrompe
la bellezza appare
conservata dal ghiaccio,
nascosta dalla notte.
Resta in silenzio per non invecchiare
la Maga sorride
l’eternità non invecchia.
Il tempo va e torna a suo piacimento
mentre ci affanniamo con redini di plastica, a trattenerlo
Il ritmo è vita, è battito del cuore
non è un metronomo
tutto è adesso,
tutto è qui
Il cocchiere invisibile
Mollare la presa
redini tese cocchiere invisibile
rotta antica
strade da inventare
Tra buche e sassi
sobbalza la carrozza
e risveglia i passeggeri
assorti nella fede o nelle preoccupazioni
Stridono le ruote sotto il peso
urge farsi leggeri
fili celesti che agganciano il cuore
sollevano ogni peso e
alleggeriscono la carrozza
Restano i passeggeri
Fili celesti e cocchiere invisibile
viaggiano
Presto si cambia carrozza
presto si vedrà il sole da vicino
In preghiera Il fervore di mille voci bambine in preghiera quel fervore composto aggraziato obbediente che trema di verità Un coro dolce rassicurante sabbia tiepida e setacciata e il tuo cuore ha un fremito come di farfalla II volo, Dio mio, il volo è dentro…! Il coro prosegue, le voci si disperdono nella sabbia tiepida si distinguono le orme: le mie, le tue e mille altre che vorrei amare. Il vento rinnova le dune e tutto è pronto Un nuovo fremito d’ali solleva il sipario e il canto si diffonde e penetra Se mai avrai un’anima… Non mi inganni poesia dieci versi agili, melodiosi rime baciate, alternate pensieri arguti logiche stravolte niente basta a ingannarmi se non pulsa veloce al cuore quella febbre di gioia e dolore che sola è poesia poesia nel mio corpo e nel sasso che calpesto nel mio respiro e nel silenzio di un istante padrone assoluto della natura e di me che ne sono immersa.... Se vivi e canti se gioisci o lamenti se irrompi o carezzi l’ignaro che può udirti questo io lo so.... mentre agito la penna su questo foglio io so se mai una fata con un soffio ti donerà la vita se mai avrai un’anima poiché la mia è dentro di te “Poesia mia” Ti scriverò Poesia mia in un giorno qualsiasi lontano dal giudizio scriverò, Poesia mia a te che noi conduci vecchi bambini e stolti a un unico germoglio e stanchi di avanzare i quest’orgia di progresso concedi le tue ali e inviti a riposare. Ti scriverò Poesia mia per grazia immeritata di amarti immensamente e averti immacolata. Sola Sola, nell’immensità che la solitudine espande vicina, incredibilmente vicina alla fonte percepisco l’immensità e la generosità di un palpito sommesso che si ripete di cuore in cuore come un tam tam nell’universo e raccoglie anche me anche me che ero smarrita. L’amore mi solleva e mi accompagna il palpito dell’universo abita nel mio cuore e mi invita a nascere. C’è un filo sottile da sempre nel cielo C’è un filo sottile da sempre nel cielo che sostiene anche il volo delle aquile Non temono loro i suoi nodi eleganti indissolubili non s’attenua per questo il loro grido feroce Ben altri sono i nodi che inceppano le ali ben altre le soste obbligate Da sempre quel filo è nel cielo sottile corrente che racchiude il segreto a noi che ne godiamo ignari Siamo noi ? Un nodo tenace spacca lo specchio dell’acqua siamo già morti e rinati nei suoi brevi anelli eppure un fiato sommesso ancora smuove qualche conchiglia e i suoni mutano così i colori e le imperfezioni. Siamo noi questo cumulo di macerie da cui rinascono la terra e il cielo ? Lontano dal cuore fanno festa le parole Lontano dal cuore fanno festa le parole ed io tremo di loro e della mia ebbrezza Sobrio è colui che ama il vero e le allucinazioni insieme e partecipa ad ogni festa in abito da pagliaccio non travestito ma segnalato a sé e agli altri così dalle lune di pastello rosso intorno alle labbra “Ricordi nel paesaggio” (I) Tutto è perfetto : il tempo silenzioso e il vento che lo sfugge, c’è un sole morbido amoroso e ci sono poche stelle impazienti e si può fingere l’infinito fissando un punto all’orizzonte. Perfino le tue mani vedo prima intente al lavoro ora giunte in preghiera le tue mani grandi irretite da vene caparbie. Dopo la messa… E poi dicono ... “ Peccato , del resto era previsto...” Due fiori nei capelli e un terzo fra le mani avviandosi all’uscita. Ultima genuflessione appena accennata quasi complimentandosi con se stesse per la buona recitazione e...via, oltre il pesante portone, perché anche il sole si compiaccia della devastazione sofferta. E lo stupore è sempre palese per chi non aveva parti in consegna: immedesimazione da patologia ! E tutto questo per salvare la faccia, non l’anima è chiaro ! Fra terra e cielo La vera corsa non è degli uccelli nel cielo ma del mio essere con loro e in un tempo lontano le pietre tastando di storia e d’amore e il capo flettendo in posizione di volo. Siederai alla fonte divina… Scenderai negli abissi marini a cercare la terra, quella terra che l’acqua nasconde e siederai alla fonte divina sorridendo a fronte china. L’Illusione L’azzurro è nel cielo dei poveri come un soffio beffardo di gioia repressa da una lenta rassegnazione venuta giorno per giorno inequivocabile, ritmica, dolente è il colore dello spazio che si dilata sollevando gli animi in un volo leggero irresponsabile dove sicuri di incontrare il Signore ci sentiamo buoni e finalmente appagati dalla libertà di prendere e dare senza spasmi veleggiamo ignari incapaci di altro felici per sempre accecati d’azzurro. Un inventore di ricordi Un inventore di ricordi colleziona farfalle e canzoni per riordinare il mondo e immaginarlo chiaro così come è nei suoi occhi. Suona con trombette di zucchero melodie dolcissime all’infinito e crede che l’amore sia così: un desiderio che prende vita fra le mani come il giocattolo del cuore. Potenzialità inerme Voluttà rattrappite traspaiono da fogli di carta ingiallita rosicchiate dal tempo come artigli spezzati di mani scarne, nodose strette in pugni testardi ultima rappresaglia di mille mete sfuggite e di altre mille rinnegate. Poco prima di imparare a volare… E non è per vanità vi dico… e insisto ormai svuotatosi l’uditorio che mi conservo dentro quest’oratorio come taccuino per gli impegni morali e per lo spirito astuto refettorio. Anche se mi vanto di fronte a voi fratelli di essere vivo di là da un canto anche per me si schiude la voragine e cola un secchio di grigia tempera su ogni lucida propaggine a giustiziare ed eguagliare speranze che possono ma non sanno volare. Burattino agile Frazione di tempo che scivola lungo un ritorno e non sa che di partenza burattino agile nasconde i fili che pur s’annodano tessendo reti fra i suoi pensieri al suo passaggio grava il corpo sullo scheletro che geme il suo effimero destino. Siederai per non piangere le ferite dei sensi il tuo cammino é stanco, ma non ha fine né principio guarderai oltre e non vedrai che il tempo laborioso e fuggevole come sempre riderai forse di altre marionette che, come te, non odono il rumore di ferraglia delle loro catene ti soffermerai forse in un angolo dove il tempo non osa il suo alito pesante e scorgerai la vita che ti attende affranta e solitaria. Icona I L’irruenza del tempo nell’anima afoso, controversie agguerrite che si spiegano goffe. Icona II Bruciori di carni afflitte da un peso di iniquo dolore cercheranno il conflitto più atroce per rinnovare la pace di sensi. Icona III La notte è buia ma il bianco esiste e bucherà le tenebre con cieli immensi. …e ti abbandoni alla vita Uccelli che gridano voci sommesse di preghiera lamine che sibilano nel vento passi che corrono e che odi inciampare come un gemito. Sospeso in un respiro profondo che cerca il suo tempo In ascolto di una poesia che ti appartiene da sempre…. l’altra onda del respiro ti avvolge e un dolore affilato e sapiente attraversa il torace e da quel solco comincia a infiltrarsi la luce E tu finalmente leggi…. leggi la tua poesia ascolti la tua musica e ti abbandoni alla vita il cuore aperto e gli occhi gonfi di gioia. Una nota leggera… Una nota leggera, audace sfuggita per distrazione a quel tempo lontano lontano da ogni timore con le tasche rivoltate penzoloni dal soprabito e le parole veloci tintinnanti di buoni propositi. Poi la sveglia del mattino che disturba il sonno della lode e il giorno seguente si riprende da capo, finché le mani raccolte lo sguardo velato un boato improvviso ci scopre intenti a trattenere un lembo del passato che scricchiola avanzando come un infermo egoista. Non può essere amore Tenebre morbide io vorrei recidere i vostri steli d’augurio i vostri gesti compiti antichi blasoni di falsità Ma è la vita che torna fulminea e concavo produce uno spazio nel cuore che subito sfiata e vi butto oasi rapite e furibondi cieli ancora da inventare e questo, pensateci non può essere amore. a ROLANDO TORO Angelo che non vola ma cammina leggero... e sorride nel regalarti ali di cartoncino azzurro goccia di china che danza il tuo respiro terra bagnata che si accoccola nel palmo della mano e cresce.... cresce a dismisura creatura nuova nel mondo e in te che già l’amavi. A un amore mai nato ... e lieve fu il confine segnato da uno sguardo Non valicarlooo...... si udì un grido e poi più niente sottili ramoscelli caduti nella tempesta scricchiolano, pare un pianto infermo, sgraziato Passerà qualche gitante a raccogliere legna per il fuoco non saprà di bruciare anche me che quel giorno passai di lì non saprà di prosciugare lacrime cadute a terra di nascosto. Ritratto di Isabella E’ una danza frenetica dove cadono gli orli con la bellezza agli abiti e di seta si fanno gli sguardi e di rete si tesse ogni cosa non più broccati e bottoni e cinture più strette di un fiato in corsa ma lacci di desiderio imbrigliati nella danza e fazzoletti rossi per fermare il tempo. “Dedicata a Pina” n°1 Sentirsi vivi nell’aria di un giorno che muore è ridestarsi al tramonto godendo del buio che non cancella te, la tua luce diversa che la notte rinfresca di labili ombre giocose; è distrarsi seguendo il tuo passo che calca di orme più care lontane mete bramate e non perde il suo ritmo fra sordide grida di umano. Bimba a cui il tempo vorace s’inchina in te non è perso il tempo della sosta. in te non è morte la morte di cercare il mio segreto mi dai voglia mentre il tuo serberò senza dolore poiché m’han detto i tuoi gesti astuti: “Le mie strade traverserai danzando ed il tuo coglierai altrove” “a Pina” n°2 Bimba in te amo riposare costruendo pause che già conosci perché anche tu credi nella sapienza del tempo e di certe ore che silenziosamente scuotono piante già mature e la speranza senza attesa cela mete che non tradiscono mentre rinnovi in fede l’ansia vincendo forse l’ultima volta io non ti sto a fianco non ti sono vicina né lontana ma divido insieme a te la noia che preclude la verità. “a Pina” n°3 Il tuo esile corpo incredibile sostegno di una forza infinita, niente ti ha piegato e nell’animo intatte le cose più belle a me e pochi altri lasci ammirare.... e i tuoi occhi brillano grandi e magici come una sfida gioiosa senza tempo senza limite alcuno. Bimba, ti chiamavo nelle mie poesie e bimba per me sei rimasta e mi piace pensarti avvolta in una soffice chioma grigia la pelle un po’ avvizzita e lo stesso sguardo di bimba trascinata nella vita dalla vita ma mai cresciuta abbastanza da poter invecchiare. “a Pina” (quando mi mancherai) n°4 Ragazza giovane di cuore e di mani questi prati cocciuti i sentieri insidiosi i tuoi piedi sconfitti il ginocchio rotondo... nulla è più vero di quest’erba che s’alza tristemente fiera alle tue spalle lontane sento la tua corsa veloce pulsare nel mio sangue come un’infezione uno stormo imprendibile di tordi impazziti che ridono del mio fucile di cartone Con te all’orizzonte opposto anche i miei giorni sono foglie secche che s’addensano ai piedi immobili e il tempo m’intristisce aspetto un fuoco già spento che consumi anche quest’ultima brace così niente avrà più fine e io non ti avrò mai perduta. Nel paesaggio Il rumore e la brezza sono così lievi che non so più bene cosa smuova l’erba e tenga invece così fermo il mio corpo. Forse mi solleva il pettine dell’erba e districa i miei pensieri. Ricordando Fiesole Denso aroma di foglie pungenti come aghi, ovattate nel lugubre silenzio protese verso il cielo, che è il mondo tutto, l’etereo continente dei volti spersi; con dolcezza insieme al vostro forse ultimo spasimo verso la notte di pianti sconosciuta guidate le anime intatte, i fanciulli senza corpo vi tendono la mano e gli basta calare le pesanti palpebre di carne per innalzare i cuori al suono delle vostre nenie; ma chi s’impiglia fra i rami, chi teme fra le sue spoglie gli aghi e s’attarda a cercarne rifugio avrà scarpe di piombo e uncini alla nuca e spezzerà il suo volo in uno sguardo obliquo fra cielo e terra. Alla mia scuola materna con uguale amore Liberami o Signore dai pennarelli dai prati a righe aggrovigliati dai cieli a listarelli Liberami o signore dalle forme dagli alberi ad artiglio e dalle foglie a orecchie di coniglio Liberami o Signore dal contorno e da un sole a porcospino che irradia spilli di luce intorno Liberami o Signore dal foglietto che dei miei grandi sogni ce ne entra solo un etto Liberami o Signore dai tavolini dai temperini dai cadreghini che l’arcobaleno io ci ho provato non vuol sedere con gli altri bambini Dammi o Signore libertà e colore saprò usarli con coraggio e amorE
La vera trasgressione è la gioia …e una voce sottile risponde da lontano “…non vero! Se ne parla tanto nella new-age..”. Nel “V° Vangelo” di Mario Pincherle Gesù confessa all’apostolo Tommaso: “Mi dipingeranno come un uomo che ama la sofferenza, ma non è così…” È difficile riconoscere il disorientamento profondo che esiste di fronte al tema della gioia. Certo se ne può parlare con più facilità rispetto a quello della morte o del sesso, ma pochissime sono le persone che ne portano in sé l’esperienza. La gioia è un senso interno che spesso è stato scollegato nell’infanzia dalla radice del sentire, che è il Corpo. La mancanza di gioia nella nostra vita sembra dipendere dagli eventi, ma in realtà è una mancanza di gioia nel nostro corpo…nella nostra pancia. L’approccio scientifico identifica la gioia con il “tono dell’umore” e propone medicinali (psicofarmaci) che aumentano la quantità dei neuro trasmettitori che sembrano esserne alla base: serotonina e dopamina. Un certo tipo di fedeli trovano qualcosa che chiamano gioia nell’obbedienza e nella redenzione. Assoggettarsi alla sofferenza del senso di colpa o della punizione porta alla gioia del perdono! Gli arrivisti invece gioiscono delle loro conquiste sociali restando così totalmente dipendenti per la loro felicità, dalle risposte esterne e coltivando con cura la propria immagine, ma non il Sé autentico. L’impalcatura è vuota dentro e il ritmo del cuore, se si fermano ad ascoltarlo, ha uno strano rimbombo che dà angoscia. I giovani confondono lo “sballo” con la gioia e sono i più disorientati purtroppo, tranne poche eccezioni, rispetto all’esperienza interiore della gioia, perché sono figli di una generazione che ha lasciato i sogni a metà e si è imbambolata davanti alla TV. Quando l’infelicità è troppa e la vita diventa così pesante da costringerci a uno sforzo immane per sollevarci dal letto ogni mattina, allora cerchiamo di reagire con i mezzi che abbiamo. Prendiamo qualche iniziativa di tipo pratico: ci facciamo un regalo, ci iscriviamo a un nuovo corso; o di tipo interiore: cerchiamo aiuto negli affetti, proviamo a migliorarci. Questi sono i primi passi importanti, gli unici che conosciamo, ma ancora niente ci dona davvero Gioia, riusciamo solo a restare un po’ più lontani dal “baratro”. Perché? Perché stiamo cercando la gioia senza conoscerla: la gioia è più grande del piacere, è diversa dall’appagamento, è pura energia radiante, totalmente libera dalle trappole dei nostri pensieri. La gioia è un sentimento che sconfina dal nostro piccolo io, dentro il quale soffocherebbe. Essa necessita del grande respiro di tutto l’essere spirituale. Non va però confusa con uno stato di ebrezza da iperossigenazione di fantasie trascendenti! La gioia ha bisogno di concretezza, di legame con la vita, di azione, di rischio, di profondità. L’alchimia della gioia richiede: totale disponibilità alla vita, apertura di cuore e resa al divino. La via regia per aprire il cuore alla gioia è la gratitudine, una gratitudine che viene dal nulla e ama quello che incontra. Quando un fiore non è semplicemente bello…non è semplicemente profumato..ma ci commuove nel profondo… Se ci abbandoniamo a quella commozione e proviamo a dire “grazie”, la gioia è immediata limpida. Quando il sentimento della gioia non è integrato nella personalità, tutto è più buio e nella nostra vita si susseguono momenti felici o noiosi o dolorosi che governano totalmente il nostro umore. Quando, entrando nella dimensione spirituale, attiviamo l’energia radiante della gioia, essa sarà presente con la sua forza e il suo calore sempre. Scopriremo che è possibile attraversare un grande dolore e contemporaneamente lasciare vibrare la gioia in noi. Il “pellegrinaggio” spirituale, qualunque sia il sentiero che abbiamo scelto dovrebbe aiutarci a realizzare l’alchimia della gioia insegnandoci a sviluppare gli elementi necessari e passandoci in anticipo la dimensione di questa esperienza. Come essere spirituale, in cammino come voi, che dedica la sua vita alla ricerca e al servizio; provo a darvi qualche consiglio su cosa mettere nella “valigia” prima di partire alla ricerca della gioia e su cosa eliminare per facilitare l’esplorazione: 1. è indispensabile portare con sé: coraggio, disponibilità verso la vita, sentimento e apertura spirituale (cioè verso il non conosciuto) 2. è fondamentale lasciare: chiusure, pregiudizi, timori, pretese, rancori, e pragmatismo (anche se sostenuto da un’ottima cultura!) Cosa fare durante il cammino? Proporsi l’esperienza sciamanica del “divenire totalmente” ciò che si sta vivendo in ogni piccolo incontro, in ogni piccola esperienza. Lasciarsi raggiungere dentro dalla vita così profondamente da poter comprendere anche l’esperienza della morte senza averne più paura. Meditare, danzare, cantare, fare arte per nutrire l’anima e raggiungere così, attraverso di essa, il nostro Sé spirituale. Toccare ogni giorno la vita con il cuore e con le mani perché tutto sia reale, vivo e pulsante. Cercare il sostegno nella forza dello spirito e non solo nell’identità. Nel linguaggio dei chakra ciò significa che la forza guerriera del 3°Chakra che si ferma alle emozioni e alla strutturazione dell’identità è insufficiente ; la vera forza si completa più in alto, dal 7° chakra in su verso i chakra spirituali extracorporei. Oh! Dimenticavo… quando tutto questo è presente nel nostro cammino diventiamo più “belli”, la nostra aura si accende e sempre di più illumina i tragitti difficili, nostri e di chi “viaggia” con noi. Con amore dott. Renata Righetti
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